• Archivio news

  • Insieme a Hervé Barmasse sul Cerro Piergiorgio

    giovedì, 20.03.2008

    Ecco l’intervista doppia pubblicata su planetmountain

    Intervista di “coppia” ad Hervé Barmasse e Cristian Brenna dopo la loro prima salita del 8/2/2008 sulla parete Nord Ovest del Cerro Piergiorgio (Patagonia) lungo la nuova via “La Routa de l’Hermano” (950m, 6b+ A3 ED+). Erano anni che quella parete, la nord ovest del Cerro Piegiorgio, era tentata e ritentata per trovare la via di salita al centro del suo cuore. Una lunga storia che ha “dannato” molti alpinisti lecchesi e non, a cominciare dal Ragno di Lecco per antonomasia Casimiro Ferrari. E che sia nel 2005 sia nel 2006 aveva resistito ai tentativi di un forte gruppo di alpinisti italiani (tra cui Gianluca Maspes e lo stesso Hervé Barmasse). Ora, e precisamente l’8/02/2008, a sciogliere gli enigmi ci hanno pensato la guida valdostana Hervé Barmasse e il finanziere, nonché Ragno di Lecco e “boss” dell’arrampicata sportiva in gara e non, Christian Brenna.patagoniabernasconi

    Una “strana coppia” che deve il colpo di mano su una delle più grandi parete patagoniche ancora inviolate anche a Giovanni Ongaro e a Mario Conti. Il primo colpito alle mani da una “valanga” di ghiaccio mentre con Hervé e Cristian tentatava la cima ha dovuto tornare a casa anzitempo, mentre il secondo (l’inesauribile Mario) non ha smentito la sua fama di alpinista (e uomo) silenzioso ma di estrema sostanza. Sia detto tra parentesi: Mario Conti è forse uno degli alpinisti meno celebrati in assoluto nonostante vanti un’esperienza alpinistica da urlo, basti solo citare la prima sulla ovest del Cerro Torre e spedizioni come quella del Lhotse (con Cassin, Messner e compagnia).

    Il blitz di Hervé e Cristian ha fruttato una via (su roccia poco raccomandabile) che corre proprio al centro della immensa Nord Ovest. “La Routa de l’Hermano” supera i 950m di parete con uno sviluppo di 1150m per 29 lunghezze e una difficoltà di 6b+ A3 ED+, più come ci hanno detto Hervé e Christian circa 1110… “maledizioni”…piergiorgio1barmasse

    Ecco in una speciale intervista “doppia” curiosità, impressioni e molto altro direttamente dai due protagonisti:

    Dunque la “porcaccia”, alias il Cerro Piergiorgio, è domato… dite la verità: ve lo spettavate proprio così il lieto fine?
    Cristian: No, ci aspettavamo di arrivare in cima con il sole o almeno di giorno per poterci godere la vetta per alcuni minuti.
    Hervé: Senza Giovanni sapevamo benissimo che tutto sarebbe stato più difficile e il pensiero di incorrere in un altro incidente ci ha spronato a chiudere velocemente la partita. Senza contare che la grande finestra di bel tempo stava per terminare.

    Da fuori sembrate proprio un’insolita coppia: Hervé ovvero l’alpinista-telecronista nonché Guida alpina figlio d’arte insieme a Cristian che fino all’altro ieri s’è “mangiato” quintali di plastica (in gara e non) e sapeva a malapena, o forse non sapeva proprio, cos’è il sacro fuoco dell’alpinismo”… è un impressione o è tutto vero?
    Hervé: probabilmente l’essere così diversi ha creato la giusta miscela per riuscire in questa parete dove tutti avevano fallito.
    Cristian: comunque non era la prima volta che andavamo in montagna assieme. Oltre all’esperienza dell’anno scorso sempre qui in Patagonia, ci siamo sopportati in Pakistan per due mesi e anche lì abbiamo detto la nostra.

    Per la serie chi vede chi e come… volete farvi un piccolo ritratto l’uno con l’altro?
    Hervé: Cristian per essere uno che arriva dalla plastica presenta tutte le caratteristiche di un alpinista vero, ama far fatica e lamentarsi poco e “tira” grandi bestemmie.
    Cristian: Hervé, come ogni bravo giovane alpinista che si rispetti dice una marea di cazzate, però quando le cose si fanno serie mette giù la schiena bassa e diventa un vero motivatore per il gruppo.

    A dirla tutta ci sarebbe da mettere in conto anche Giovanni Ongaro (ovvero l’alpinista sfortunato) e Mario Conti (l’alpinista di sempre)… eravate un bel strano poker… sapete descriverlo da “dentro al gruppo”… cominciando con Mario?
    Hervé:
    Ogni spedizione ha un leader, lui ci ha sempre lasciato fare, decidere, non ci ha mai dato ordini ma non ci ha mai fatto perdere di vista il nostro obiettivo.
    Cristian: Su di lui si vociferava che fosse un dittatore, poco incline a discutere, con la frusta sempre pronta a spronare una nuova generaione di alpinisti fanulloni. Ma non è così. Ci è stato sempre di grande aiuto.

    E Giovanni “Giò″ Ongaro?
    Cristian – Hervé:
    Giò, diventato famoso per il suo proverbiale culo con condizioni metereologiche sempre ottime, si è preso, purtroppo, la sua dose di sfiga tutta in una volta.

    Sempre su Giò… quali sono stati i vostri pensieri-flash prima, durante, subito dopo e ancora dopo della scarica (o montagna) di ghiaccio che gli è piovuta addosso?
    Cristian:
    prima sembrava fosse il giorno perfetto per la vetta e poi, in pochi minuti tutto si è trasformato in incubo. Subito dopo non abbiamo pensato, eravamo costretti ad agire.
    Hervé: Quando mi urlava di rimettergli in sede le dita pensavo che gli avrei demolito la mano. Poi passato quell’attimo con Cristian abbiamo eseguito un soccorso perfetto.

    Ora tocca a mister Piergiorgio… qual è la vostra personale “scheda” del convitato di pietra… o meglio della grande parete?
    Hervé: A vederlo da lontano sembra sano, robusto, bello… Poi si trasforma in una decadente lavagna di granito… Su quasi mille metri di parete, abbiamo contato solo tre tiri arrampicabili su roccia “abbastanza buona”. Per capirci: dei famosi tiri scalati dai Ragni nel 95/96 solo tre erano ancora presenti. Gli altri erano come per magia spariti. Al loro posto solo lame marce o placche completamente lisce.piergiorgiobarmasse

    Facciamo i seri, e parliamo da alpinisti veri… erano necessarie quelle corde fisse all’inizio ;-)

    Hervé: Penso che le corde fisse o una portaledge siano un mezzo artificiale per proseguire su una parete che altrimenti ti obbligherebbe comunque a ridiscendere. Uno stile veloce dunque rimane per questa via un sogno. Ricordo inoltre un tentativo in portaledge da parte di un team tedesco finito dopo pochi metri a causa di un colpo di vento che ha distrutto la loro tenda da parete. Se a tutto questo aggiungiamo le continue scariche di sassi e ghiaccio…
    Cristian: secondo la mia espeienza di arrampicatore la qualità della roccia non permette l’arrampicata libera se non per pochi metri a tiro. Tutta la via si alterna su expanding flake, dove la scelta della protezione deve essere ponderata e non lasciata al caso, e placche lisce sulle quali si progredisce con cliff su Batuk.

    Pregi, virtù, descrizione e… numeri della nuova via
    Hervé:
    i pregi sono legati all’esperienza umana e dunque alla nostra amicizia che ci ha portato comunque a salire una delle ultime pareti inviolate della Patagonia.
    Cristian: La virtù è quella di averci fatto maturare dell’esperienza alpinistica per dei futuri progetti. Penso che siamo un gruppo affiatato e che potremo fare sicuramente delle grande belle salite. Per la statistica: Cerro Piergiorgio – Parete Nord Ovest, via “La Routa de l’Hermano” 950m; sviluppo 1150m; 29 lunghezze, 6b+ A3 ED+ (- 1110 bestemmie).

    Cristian: ora ti senti più alpinista o sei sempre il solito ginnasta tira-prese?
    Un po’ alpinista tira prese, un professionista del jumaring e mulo da soma.

    Hervé: ma adesso (finalmente) ti senti diverso, ovvero l’anno scorso prima della partenza ti stupivi ancora che qualcuno (i giornalisti) ti rivolgessero delle domande. Ora com’è il livello della tua autostima?
    Sai, quando torni per il terzo anno consecutivo sulla stessa parete non sai più se da parte dei giornalisti, amici, e invidiosi, ti vengano poste domande per prenderti in giro o per curiosità. Comunque penso che alla fine abbiamo fatto una bella cosa…

    Chiudiamo con un pensiero alla Patagonia, a questa vostra esperienza e (magari) al futuro...
    Per il futuro… Se il team regge (?) ne vedremo delle belle!